COS’È UN’ASSOCIAZIONE FAMILIARE?
Le associazioni familiari sono composte da «famiglie che si uniscono per produrre un sistema di azioni con il fine di ottenere beni relazionali eventualmente vantaggiosi anche per destinatari esterni»[1].

Il fenomeno dell’associazionismo familiare documenta la capacità della relazione familiare di essere feconda e generativa nella comunità in cui è inserita. La partecipazione attiva delle famiglie è una fondamentale risorsa per promuovere un welfare sussidiario e per incrementare il capitale sociale, rafforzando i legami oggi molto spesso fragili e indeboliti. L’universo di questa tipologia di associazionismo è assai articolato e ricco di sfumature: sotto l’etichetta “familiare” stanno convergendo soggetti del terzo settore con identità le più diverse, a dimostrazione che c’è un diffuso recupero di attenzione verso la famiglia e il familiare. Come riconoscere un’associazione familiare? La riflessione e le ricerche più recenti (si veda in particolare quanto suggerisce Carrà[2]) hanno mostrato che è utile fare riferimento ad alcune dimensioni specifiche:

a) il rapporto dei soci col bisogno a cui l’associazione risponde - i soci possono supportare dall’esterno un’organizzazione che si occupa di problematiche che loro non hanno, oppure essere più direttamente coinvolti, in quanto portatori diretti del bisogno;
b) la presenza di famiglie tra i soci - i soci possono essere individui singoli oppure famiglie;
c) la mission associativa - la mission dell’associazione può avere finalità molto generali che in modo implicito hanno ricadute positive sulle famiglie, oppure essere esplicitamente rivolta alle famiglie;
d) lo stile d’intervento - le associazioni possono rispondere ai bisogni secondo un codice carita­tevole-assistenzialistico, oppure adottare strategie di empowerment che coinvolgono le famiglie-utenti in modo attivo.

Da ciò deriva che le associazioni familiari in senso stretto sono organismi che si costituiscono attorno ad uno specifico bisogno delle famiglie, sono promossi dalle stesse e attuano un intervento che non solo è rivolto alla famiglia, ma la coinvolge in modo diretto e la rende protagonista dell’azione. Oltre a questa forma così specifica, c’è una vasta area “di confine” in cui si trovano organizzazioni di terzo settore che agiscono “per” le famiglie e che stanno a poco a poco scoprendo che supportare le famiglie è la via privilegiata per avvicinarsi in modo autentico ai bisogni delle persone e rispondere ad essi in modo efficace.

[1] Rossi G., Sempre più soli... sempre più insieme, Vita e Pensiero, Milano, 1995.
[2] Cfr. Carrà E. (2008), L’associazionismo familiare, in Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, Associazionismo familiare


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